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"Capisci ciò che leggi?" - Lettura continua del Vangelo di Marco: Mc 1,12-13

Mc1,12 E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Marco descrive la tentazione nel deserto con due soli versetti. Lo Spirito Santo spinge con forza Gesù a uno scontro con satana. Nessun uomo, neppure Gesù è esentato dalla tentazione e dalla lotta: satana non rispetta nessuno. La tentazione è la situazione abituale di ogni uomo che vive in questo mondo di peccato, e Gesù è vissuto in questo mondo. Marco ci presenta un Gesù che deve fare in continuità delle scelte: le tentazioni saranno continue anche per lui fino alla fine. Solo nella risurrezione egli vincerà definitivamente satana.

Deserto, quaranta giorni, satana, angeli: elementi che noi incontriamo nella storia di Elia, di Mosè e soprattutto dell’esodo. Marco continua a narrare la storia di Gesù con immagini e parole tolte dall’Antico Testamento: è la storia della salvezza che continua. Gli israeliti (2Cor 10,1–2) si addentrarono nel deserto e vi restarono quarant’anni. Fu un tempo pieno di prove e di tentazioni, ma l’angelo del Signore accompagnava il popolo.

Il deserto può significare solitudine e incontro con Dio e può significare l’abitazione del male. Nel vangelo di Marco, il deserto è il luogo della preghiera solitaria (1,35), del rifugio che sottrae alla folla (1,45), del riposo (6,31–32), della moltiplicazione dei pani (6,35).

L’espressione «quaranta giorni» è ricca di suggestioni bibliche: quaranta è un numero simbolico che denota il tempo dell’oppressione e del cammino verso la salvezza: i quaranta giorni del diluvio (Gen 7,12), i quarant’anni d’Israele nel deserto (Sal 95,10), i quaranta giorni di Mosè sul Sinai (Es 34,28; Dt 9,18), i quarant’anni del dominio dei Filistei (Gdc 13,1), i quaranta giorni del cammino di Elia nel deserto (1Re 19,8).

Nei quaranta giorni di prova vissuti da Gesù nel deserto, il testo di Marco evoca la tipologia dell’esodo (Nm 14,33–34; Dt 2,7; 8,1–6) già applicata a Elia (1Re 19,8) e a Mosè (Es 24,18; 34,28; Dt 9,9). (I «tipi» sono personaggi, avvenimenti, istituzioni della storia sacra che preparavano, prefiguravano, in anticipo, il mistero della salvezza portata a compimento da Cristo).

Lo Spirito spinge Gesù a uno scontro con satana (avversario, oppositore). Egli ne esce vittorioso, a differenza di Adamo e del popolo di Dio nel deserto.

«Tentato da satana». Ci sono altre tre occasioni in cui il verbo tentare è usato da Marco (8,11; 10,2; 12,15) e, in tutti e tre i casi, si tratta dei farisei che mettono alla prova Gesù. Sorge la domanda: «Esiste qualche parentela tra satana e i farisei?». Il vangelo di Giovanni lo afferma esplicitamente: «Voi (farisei) avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro» (Gv 8,44). Satana si è servito di tutto e di tutti per ostacolare la strada messianica di Gesù.

«Stava con le fiere e gli angeli lo servivano». Viene evocato un tema paradisiaco (Gen 2,19; Is 11,6–9; 65,25; Os 2,18). Gesù viene presentato come antitipo di Adamo nel paradiso terrestre: ambedue tentati da satana, ma con esito opposto. La caduta di Adamo, ad opera del maligno, fu l’inizio di tutti i mali; la vittoria di Gesù, nuovo Adamo, fu l’inizio del rimedio di tutti i mali. Gesù, subito dopo il battesimo, fu tentato da satana. Il legame tra battesimo e tentazione è stretto: «subito dopo» (v. 12). La vita nella quale il battesimo introduce è fatta di lotta. Come Gesù, anche il cristiano inizia la sua guerra contro satana il giorno del battesimo e potrà cantare vittoria definitiva solo il giorno della risurrezione.

Il battesimo di Gesù ci presenta Dio solidale con il nostro male e la nostra morte; le sue tentazioni ci fanno vedere Dio solidale con la nostra fatica di vivere in libertà. Quanto è allettante essere figli di un Dio padrone e onnipotente, altrettanto è scomodo essere figli di un Dio servo, che è amore, povertà, servizio e umiltà.

Questo breve racconto, unito a quello del battesimo, anticipa il significato essenziale della vita di Gesù: Egli è l’uomo pieno di Spirito Santo, che è venuto per vincere il male e liberare l’uomo. E’ lo Spirito che spinge con forza Gesù nel deserto, che è luogo di prova, Gesù vi rimane quaranta giorni, ripercorrendo in sé tutta la storia dell’umanità: la storia di Adamo che fu tentato, peccò e morì, la storia del popolo di Dio, che nel deserto fu messo alla prova e cadde! Ma mentre tutti i membri del popolo di Dio soccombettero alla prova e morirono senza giungere alla patria desiderata, Gesù sarà il primo uomo che vince il male, supera la prova e giunge alla terra promessa.

La tentazione di Gesù è quella di ogni uomo: quella di «pensare secondo gli uomini» e non secondo «la parola rivelata da Dio»: il male è interno all’uomo, che intende l’esser figlio di Dio a modo suo, come Adamo. In tutto il vangelo si svolgerà il cammino del Figlio di Dio contrapposto al cammino dell’uomo (Fil 2,5–11). Gesù, nuovo Adamo, vince il male e ricostituisce l’ordine com’era all’inizio: infatti, «stava con le fiere» e questo vuol essere il segno della riconciliazione di tutto il creato, liberato ormai dal dominio dell’iniquità.

24/02/2018 Categoria: Torna all'elenco